Roma Capitale e i cittadini facciano ricorso contro la centrale compostaggio Solfatara
“Il Parco di Decima Malafede è in grave pericolo!” questo il messaggio lanciato da Giacomo Castro, Presidente di Associazione Latium Vetus all’assemblea organizzata Sabato 17 febbraio dal CdQ Cinque Colline Laurentina “la mancata approvazione da parte del Consiglio Regionale del piano d’assetto del parco rende molto vulnerabile quest’area ed in particolar modo la zona delle Cinque Colline, lungo la via Laurentina, nei pressi della località Solfatara. In quest’area, infatti è stato ormai definitivamente approvato all’interno del Parco di Decima Malafede il progetto per la realizzazione di una centrale di compostaggio per la lavorazione di 23.000 ton/annue di rifiuti organici. Si tratta di un precedente molto grave e molto serio che dequalificherà tutta questa zona. L’Associazione Latium Vetus che ha studiato insieme ai suoi tecnici il progetto, ha redatto una nota disponibile a tutti e che sarà inviata agli enti territoriali: la nostra speranza è solo una, che Roma Capitale e i cittadini non permettano una cosa tanto grave e si oppongano con un ricorso avanti la giustizia amministrativa, perché i motivi ci sono e sono molto circostanziati!”
Facciamo un passo indietro, il 31 ottobre 2017, è stata pubblicata sul B.U.R.L della Regione Lazio l’A.I.A. autorizzativa all’impianto di compostaggio e lombricompostaggio della società Laziale Ambiente S.r.l. per la lavorazione annua di circa 23.000 tonnellate di rifiuti nei pressi della zona cinque colline e del bivio Scalella lungo la via Laurentina, dove si trova il confine fra IX Municipio di Roma ed il Comune di Pomezia. Continua quindi il trend di crescita del #distrettodelrifiuto tra le aree di Roma, Pomezia, Albano Laziale ed Ardea, ma quello che stavolta stupisce e lascia a bocca aperta è la localizzazione di questo impianto: direttamente dentro il parco regionale di Decima Malafede!
Il parco infatti, istituito con legge regionale num. 29 del 1997, non ha mai visto approvato dal Consiglio Regionale il piano di assetto (in ben 21 anni non sono mai riusciti ad approvarlo!) e le misure di salvaguardia, ormai scadute proprio a causa della mancata approvazione del piano di assetto, fanno sì che quest’area sia ormai preda alla mercé degli speculatori dei rifiuti!
Il procedimento autorizzativo della centrale di compostaggio iniziato molti anni fa, per la precisione nel 2007, vide la Laziale Ambiente s.r.l. contrapposta all’ente Roma Natura, il cui parere ambientale era stato categoricamente negativo, ma una serie di contenziosi amministrativi avanti al Consiglio di Stato si conclusero con due sentenze a vantaggio dell’azienda. Una vicenda grave che rischia di minare e dequalificare la conservazione della caratteristiche ambientali di valore in uno dei parchi più importanti dell’area romana: ci si sarebbe aspettati una presa di posizione forte ed energica di Roma Capitale e soprattutto del IX Municipio, invece la notizia è passata quasi sotto silenzio e oggi, a pochi giorni dalla scadenza atta alla presentazione del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, nessuno sembra aver depositato nulla.
“Eppure i motivi ci sono e sono davvero molto forti”, ha sentenziato Giacomo Castro durante l’assemblea pubblica di Sabato 17 febbraio “basti pensare, che nel lotto limitrofo a questo progetto fu presentato nel 2016 un altro progetto per una grande centrale a biogas che, secondo le intenzioni dei proponenti, avrebbe dovuto ingurgitare tutto il quantitativo di rifiuti umidi prodotti da Roma Capitale: a nostro avviso una follia, ed infatti il progetto è stato bocciato dalla Regione Lazio con Determinazione negativa del 05 dicembre 2017 dove si legge che, tra la documentazione presente agli atti del verbale della seduta di conferenza di servizi del 15/09/2016, è da evidenziare il documento prot.n. 622 del 29/07/2013 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, in cui relativamente all’area di “Quarto della Zolforatella” si richiama “la presenza sull’area di criticità legate a fenomeni di vulcanismo secondario (anche con risalite idrotermali), con conseguente eventuale compromissione e aggressione dei presidi ambientali, che dovrebbero garantire la sicurezza della discarica. L’area si trova in adiacenza al laghetto della ex miniera di zolfo; in base alla carta geologica, il sito ricade parzialmente in zona di alterazione idrotermale (fattore escludente, secondo la normativa vigente in materia). Sono presenti alcuni elementi che necessitano di ulteriori approfondimenti, legati essenzialmente alle oscillazioni della falda e alla mancanza di sufficienti barriere geologiche naturali”
In parole povere il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare afferma che l’area della Solfatara è un area pericolosa, caratterizzata addirittura da risalite idrotermali e quindi soggetta alle pressioni dei gas in risalita dalle viscere della terra (e quindi è potenzialmente una bomba?), e alla presenza di notevoli concentrazioni di anidride carbonica in tutta l’area.
E’ perciò naturale chiedersi se l’eventuale realizzazione della centrale di “compostaggio e lombricompostaggio” recentemente autorizzata potrà costituire motivo di pericolo per la salute dei residenti o dei lavoratori ivi impiegati? O peggio potrà essere un fattore di rischio per la conservazione ambientale della zona?
A queste gravissime ed inquietanti domande, l’unica risposta accettabile sarebbe il ricorso di Roma Capitale o in veste sostitutiva quello dei cittadini, volto ad opporsi a questa vera e propria follia.
Di seguito lo studio tecnico e giuridico del progetto della centrale di compostaggio e lombricompostaggio redatto dall’Associazione Latium Vetus e a disposizione di tutti: