Il borgo di Pratica di Mare “scompare” dai luoghi di Enea
E’ partito ieri, sabato 01 settembre 2018 il concorso intitolato “Wiki Loves Monuments”, competizione culturale fotografica del patrimonio culturale italiano a cui quest’anno aderiscono anche il Comune di Pomezia, in collaborazione con la Soprintendenza (qui il bando). I due enti hanno infatti rilasciato l’autorizzazione all’uso degli scatti fotografici dei monumenti di loro proprietà rappresentativi dei “luoghi di Enea” fra i quali il Museo Civico Archeologico “Lavinium”, il Santuario dei 13 Altari, il cd. Heroon di Enea, l’edificio arcaico e le fornaci, questi ultimi situati all’interno dell’area archeologica di Lavinium.
Un’iniziativa che porterà la struttura del Museo civico archeologico “Lavinium” di Pomezia all’organizzazione di svariate visite guidate ai “luoghi di Enea” in modo così da permettere a tutti di poter conoscere ed immortalare i monumenti in questione. Una manifestazione con la quale, si legge nel comunicato diramato dal Comune, la moderna città di Pomezia celebra l’eredità culturale connessa alla leggenda di Enea, mitico fondatore di Lavinium (antica città situata in località di Pratica di Mare, a breve distanza da Pomezia) e “antenato” della stirpe che fonderà Roma, condividendo con tutti un patrimonio archeologico che si può considerare “unico”.
Salta però agli occhi un’assenza eccellente fra i siti fotografabili connessi alla “leggenda di Enea”: il Borgo di Pratica di Mare, probabilmente il principale monumento di Pomezia collegato con l’antica leggenda di Enea. Il borgo infatti, come ben noto, era la sede dell’acropoli dell’antica città di Lavinium, miticamente fondata proprio dall’eroe troiano ed era anche la sede del tempio dei Penati, edificio immortalato addirittura nei rilievi marmorei dell’Ara Pacis augustea di Roma.
Quello che lascia ancora più perplessi, è che in data 15 dicembre 2016 la giunta comunale di Pomezia approvò un protocollo di intesa, poi effettivamente ratificato con la Famiglia Borghese, per la “Valorizzazione del patrimonio archeologico, storico e ambientale dell’ambito territoriale dell’antica tenuta e Borgo di Pratica di Mare nel contesto del parco archeologico, naturalistico e agricolo dell’antica Lavinium quale elemento identitario della città di Pomezia, della famiglia Borghese e della Città Metropolitana di Roma Capitale”, lasciando correttamente intendere una stretta inscindibilità fra l’area archeologica dei XIII Altari e Pratica di Mare.
Che fine hanno fatto tutte quelle buone intenzioni?
Contrariamente a quanto prospettato, oggi ci ritroviamo in una situazione paradossale in cui l’antico borgo, il monumento probabilmente più evocativo dell’identità storica della Citta di Pomezia e della leggenda di Enea non solo non viene nemmeno menzionato fra i siti fotografabili nell’ambito del concorso fotografico, ma risulta tuttora inaccessibile – a quasi due anni di distanza dall’avvio di quelli che avrebbero dovuto esserne i lavori di restauro – nonostante l’acclarata normativa di uso pubblico sotto la quale ricadono le strade del borgo.
I paradossi tuttavia non finiscono qui. Infatti solo pochi giorni fa sono state divulgate sui canali sociali fotografie che proverebbero l’interruzione dei lavori di ripavimentazione delle strade interne del borgo medievale; notizia che – qualora confermata – non sarebbe di poco conto, dal momento che per come ci è stata sempre presentata, la chiusura del borgo si rese necessaria per permettere l’esecuzione dei lavori di restauro, oppure – ed è una domanda inquietante – si tratterebbe dell’esatto contrario, ovvero i lavori sarebbero stati eseguiti per arrivare alla chiusura del borgo?
Quanto tempo dureranno i lavori interni al borgo di Pratica di Mare? Forse per sempre?
Quello che è certo è che ad oggi la tanto decantata operazione di valorizzazione del borgo non è mai stata finalizzata. Unica conseguenza dei lavori è stata la cesura del borgo dal suo territorio e dai cittadini di Pomezia. Come se il borgo non esistesse più. Come se i cittadini dovessero forzatamente dimenticarne l’esistenza.
Chi deve risolvere questa situazione? E’ l’amministrazione comunale di Pomezia, che a suo tempo siglò accordi con i privati, a dover tutelare gli interessi della collettività e quindi dev’essere lei a dover adempiere ai propri doveri, rispristinando l’uso pubblico delle strade, negato a suo tempo ai cittadini per l’esecuzione dei lavori, autorizzati ormai svariati anni fa, e mai terminati.
Associazione Latium Vetus