Alluvione Sardegna: devastazione territoriale e morale dell’Italia
In questa giornata di lutto nazionale, oggi 22 Novembre 2013, in seguito ai tragici fatti avvenuti lunedi scorso in Sardegna ย a causa dei quali sono perite 16 persone riteniamo, come membri di questa giovane Associazione Latium Vetus, nata appena due anni fa con lโobiettivo di accendere un lume in ciascuno di noi sullโimportanza del rispetto e della conservazione del patrimonio culturale e del territorio, di dover compiere un passo ulteriore al mero esercizio del minuto di silenzio o del raccoglimento, per caritร nobilissimo.
Ci sentiamo infatti chiamati in causa, quasi obbligati per un vero senso di rispetto delle vittime e degli innumerevoli sfollati a non rimanere in silenzio ma ad auspicare una riflessione intensa che ci porti tutti, come popolo, a conquistare definitivamente una seria consapevolezza sulle motivazioni ultime di quanto avvenuto e a prendere una posizione su come sia giusto amministrare il โnostroโ territorio.
Territorio e natura, che troppo spesso in questo paese โriconquistanoโ spazi che lโuomo ha sottratto per scelte sbagliate, quasi sempre dettate da volontario opportunismo. โRiconquistaโ che si manifesta quasi sempre in forme violente, tragiche e che coinvolgono inermi cittadini.
Sono ormai note a tutti infatti le responsabilitร della โmano dellโuomoโ anche in queste terribili vicende sarde, cosi come peraltro rimarcato nellโomelia pronunciata dal vescovo di Tempio Ampurias, monsignor Giovanni Sanguineti durante uno dei funerali per le vittime dellโalluvione: โLa mano dell’uomo non รจ estranea a questa catastrofe. Bisogna imparare a rispettare il creato, le sue leggi e i suoi ritmi. Far tesoro della storia che gli eventi ci stanno consegnando.
Chi piange i morti, chi piange la perdita della propria casa oppure la distruzione delle attivitร economiche in Sardegna lo fa anche (e secondo noi soprattutto) a causa della gestione scriteriata, irrazionale e criminale del territorio perpetrata in questi ultimi decenni in Italia.
Nel piangere i suoi morti il popolo italiano deve assolutamente fare ammenda sul suo modo di gestire il territorio, considerato a tutti i livelli sociali e da troppo tempo come mera fonte di reddito, come semplice โspazioโ utile alla sua trasformazione, alla sua riconversione edilizia e non come โterritorioโ vivo, pulsante con le sue esigenze e le sue necessitร .
Politici, ingegneri, architetti e cittadiniโฆ in tutti questi insiemi sociali si trovano i colpevoli di quanto sta avvenendo ed รจ ormai realtร nel nostro paese. La sostituzione del concetto di โspazioโ al concetto di โterritorioโ, la sostituzione del concetto di โurbanistica contrattataโ al concetto di โurbanistica pubblicaโ, la prevalenza degli interessi privati su quelli pubblici. ย Eโ la mancanza di pianificazione, รจ la gestione non basata โsul buon sensoโ che ha portato, sta portando e porterร le sue innumerevoli vittime in questo paese. Oggi come ieri, continua la lunga scia delle alluvioni e degli sconvolgimenti idrogeologici.
In Italia la devastazione sembra farla da padrone in questo momento storico: idrogeologica, economica, sociale, morale e culturale. Queste forme di devastazione sono totalmente distinte oppure hanno dei punti di contatto che stanno portando il nostro paese ad esprimere il suo peggio? Il degrado puรฒ manifestarsi in molti modi eppure la risposta non puรฒ che essere una sola, il โbuon sensoโ. Probabilmente questo si chiede ad un governo, ad un qualsiasi ente locale cosi come a ciascun cittadino.
Buon senso che il nostro paese Italia ha perso da molto tempo. Una perdita che ci ha portato ad amministrare (sarebbe meglio dire non amministrare) in modo discutibile i piรน diversi settori.
Cosi come scrive Salvatore Settis, nel suo Paesaggio Costituzione Cemento, il degrado sociale si accompagna sempre a qualche forma di degrado territoriale e viceversa. Proprio per questo oggi ci sentiamo cosi chiamati in causa, noi semplici amministratori ed aderenti di questa associazione, perche sappiamo che la nostra battaglia in ultima analisi non si esaurisce nella tutela del singolo bene culturale (operazione nobilissima) oppure nel rispetto di un bene paesaggistico minacciato; la nostra รจ una battaglia di civiltร che porti il piรน alto numero di cittadini ad aprire gli occhi nel capire che il rispetto dellโambiente, del territorio cosi come della cosa pubblica ha nel โbuon sensoโ il suo valore principale.
Alla base di molti dei nostri attuali problemi cโรจ proprio la mancanza di questo valore e di questo stile nellโesercizio di qualsiasi attivitร economico sociale magari verso forme di gestione piรน โallegreโ e spregiudicate che lโideale collettivo troppo spesso non condanna apertamente ma anzi tacitamente elogia come forme piรน creative e adattative tipiche di noi italiani. Non cโรจ nulla di piรน sbagliato.
Lโappiattimento culturale di noi cittadini, la ormai passiva rassegnazione a convivere con i problemi piuttosto che combatterli, quando proprio la fattiva adesione a questo modello individualistico che ci spinge a giustificare qualsiasi nostro comportamento malevolo, รจ il veicolo morale di questo medioevo della nostra societร .
Finche continueremo โa giudicareโ le leggi, ad interpretarle, a non applicarle fattivamente e a โgiustificare il sistemaโ continueremo a dare spazio a quanto di piรน incivile alberga dentro di noi, continueremo come paese e come sistema intero ad esprimere il nostro peggio.
E continueremo a piangere i nostri morti.
Continueremo ad abbassare il capo davanti a pesanti scotti da pagare. Continueremo a cedere il passo alla speranza e alla โripresaโ. Ripresa che prima di tutto dovrร configurarsi in termini morali del nostro popolo, nella sua capacitร di indignarsi e di riconquistare una dignitร da troppo tempo barattata in cambio di meschini conti economici.
Questa riflessione sentiamo di dovere ai nostri morti, ai morti di questo popolo non innocente ma che speriamo saprร trovare il coraggio di rialzare la testa e di rispettare maggiormente se stesso.